Ed eccoci all’ultimo giorno di questo 2020.
Un anno che ha ferito.
Un anno che ci ha “sbattacchiato”.
Un anno che ha portato con sé dolore, paura, fatica.
Un anno che.
Noi però, virus in sé a parte, siamo molto di questo anno. Noi siamo le reazioni, siamo le dinamiche, ogni giorno e nelle nostre relazioni.
Non chiamiamoci fuori.
Se per certi versi siamo innegabilmente soggetti a decisioni prese per la collettività intera da altri, per altri possiamo, anzi, dobbiamo sentirci parte di ciò che accade per vivere nel nostro “microcosmo” quotidiano pensando e scegliendo direzioni e conseguenze in modo consapevole. È davvero ormai indispensabile farlo.
Per il 2021 meno planner superfighi che incitano a pianificare pianificare e, ancora, pianificare (che poi ogni anno da quando questa moda dei planner è esplosa, non so voi, io entravo in una sorta di sindrome da “oddio devo pianificare”, senza peraltro riuscirci…) ma più capacità di stare a contatto con le nostre emozioni per non scaraventarle sugli altri senza averci capito niente e senza alcuna consapevolezza.
Insieme al pericolo del contagio, se c’è una pressione a cui indistintamente questo 2020 che si chiude ci ha esposti tutti, veramente tutti, è quella derivata dal crudo confronto con il fatto che ci sono momenti in cui i planner, per quanto meravigliosi e colorati, saltano in aria. In cui possiamo farne un falò! E noi dobbiamo lavorare su noi stessi per poter reggere psichicamente a questo.
Viviamo un momento di grossa crisi sociale, economica, culturale.
Ma noi “siamo” questa grossa crisi.
Noi “siamo” perfino chi ci guida politicamente e qui forse salterete sulla sedia! Ma vi spiego il senso di queste parole… riprendo Jung che tanto amo:
“𝑂𝑔𝑛𝑖 𝑠𝑖𝑡𝑢𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑝𝑜𝑙𝑖𝑡𝑖𝑐𝑎 𝑒̀ 𝑒𝑠𝑝𝑟𝑒𝑠𝑠𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑖 𝑢𝑛 𝑝𝑎𝑟𝑎𝑙𝑙𝑒𝑙𝑜 𝑝𝑟𝑜𝑏𝑙𝑒𝑚𝑎 𝑝𝑠𝑖𝑐ℎ𝑖𝑐𝑜 𝑝𝑟𝑒𝑠𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑖𝑛 𝑚𝑖𝑙𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑑𝑖 𝑖𝑛𝑑𝑖𝑣𝑖𝑑𝑢𝑖. 𝑃𝑟𝑜𝑏𝑙𝑒𝑚𝑎 𝑐ℎ𝑒 𝑒̀ 𝑖𝑛 𝑔𝑟𝑎𝑛 𝑝𝑎𝑟𝑡𝑒 𝑖𝑛𝑐𝑜𝑛𝑠𝑐𝑖𝑜 (𝑖𝑙 𝑐ℎ𝑒 𝑙𝑜 𝑟𝑒𝑛𝑑𝑒 𝑝𝑎𝑟𝑡𝑖𝑐𝑜𝑙𝑎𝑟𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑝𝑒𝑟𝑖𝑐𝑜𝑙𝑜𝑠𝑜!)… 𝑙𝑒 𝑓𝑜𝑟𝑧𝑒 𝑑𝑖𝑠𝑡𝑟𝑢𝑡𝑡𝑖𝑣𝑒 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑎𝑛𝑐ℎ𝑒 𝑖𝑛 𝑛𝑜𝑖, 𝑝𝑖𝑢̀ 𝑒𝑠𝑠𝑒 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑖𝑛𝑐𝑜𝑛𝑠𝑐𝑒, 𝑝𝑖𝑢̀ 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑝𝑒𝑟𝑖𝑐𝑜𝑙𝑜𝑠𝑒…» (C.G. Jung – Lettere).
“𝐼𝑛 𝑢𝑛’𝑎𝑡𝑚𝑜𝑠𝑓𝑒𝑟𝑎 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑎, 𝑝𝑜𝑙𝑖𝑡𝑖𝑐𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑎𝑣𝑣𝑒𝑙𝑒𝑛𝑎𝑡𝑎 𝑒 𝑠𝑢𝑟𝑟𝑖𝑠𝑐𝑎𝑙𝑑𝑎𝑡𝑎, 𝑒̀ 𝑑𝑖𝑣𝑒𝑛𝑡𝑎𝑡𝑜 𝑝𝑟𝑎𝑡𝑖𝑐𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑖𝑚𝑝𝑜𝑠𝑠𝑖𝑏𝑖𝑙𝑒 𝑐𝑜𝑛𝑑𝑢𝑟𝑟𝑒 𝑢𝑛𝑎 𝑑𝑖𝑠𝑐𝑢𝑠𝑠𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑠𝑐𝑖𝑒𝑛𝑡𝑖𝑓𝑖𝑐𝑎 𝑠𝑎𝑛𝑎 𝑒 𝑠𝑝𝑎𝑠𝑠𝑖𝑜𝑛𝑎𝑡𝑎 𝑠𝑢 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑖 𝑝𝑟𝑜𝑏𝑙𝑒𝑚𝑖 𝑐𝑜𝑠𝑖̀ 𝑑𝑒𝑙𝑖𝑐𝑎𝑡𝑖 𝑒𝑝𝑝𝑢𝑟𝑒 𝑒𝑠𝑡𝑟𝑒𝑚𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑖𝑚𝑝𝑜𝑟𝑡𝑎𝑛𝑡𝑖. 𝐷𝑖𝑠𝑐𝑢𝑡𝑒𝑟𝑒 𝑝𝑢𝑏𝑏𝑙𝑖𝑐𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑖 𝑝𝑟𝑜𝑏𝑙𝑒𝑚𝑖 𝑎𝑣𝑟𝑒𝑏𝑏𝑒 𝑝𝑖𝑢̀ 𝑜 𝑚𝑒𝑛𝑜 𝑙𝑎 𝑠𝑡𝑒𝑠𝑠𝑎 𝑒𝑓𝑓𝑖𝑐𝑎𝑐𝑖𝑎 𝑑𝑖 𝑢𝑛 𝑑𝑖𝑟𝑒𝑡𝑡𝑜𝑟𝑒 𝑑𝑖 𝑚𝑎𝑛𝑖𝑐𝑜𝑚𝑖𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑠𝑖 𝑚𝑒𝑡𝑡𝑒𝑠𝑠𝑒 𝑎 𝑑𝑖𝑠𝑐𝑢𝑡𝑒𝑟𝑒 𝑙𝑒 𝑝𝑎𝑟𝑡𝑖𝑐𝑜𝑙𝑎𝑟𝑖 𝑓𝑖𝑠𝑠𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑑𝑒𝑖 𝑠𝑢𝑜𝑖 𝑝𝑎𝑧𝑖𝑒𝑛𝑡𝑖 𝑝𝑟𝑜𝑝𝑟𝑖𝑜 𝑖𝑛 𝑚𝑒𝑧𝑧𝑜 𝑎 𝑙𝑜𝑟𝑜.
𝑉𝑒𝑑𝑒𝑡𝑒, 𝑖𝑙 𝑓𝑎𝑡𝑡𝑜 𝑡𝑟𝑎𝑔𝑖𝑐𝑜𝑚𝑖𝑐𝑜 𝑒̀ 𝑐ℎ𝑒 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑖 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑐𝑜𝑛𝑣𝑖𝑛𝑡𝑖 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑙𝑜𝑟𝑜 𝑛𝑜𝑟𝑚𝑎𝑙𝑖𝑡𝑎̀, 𝑒𝑠𝑎𝑡𝑡𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑖𝑙 𝑑𝑜𝑡𝑡𝑜𝑟𝑒 𝑠𝑡𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑒̀ 𝑐𝑜𝑛𝑣𝑖𝑛𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑝𝑟𝑜𝑝𝑟𝑖𝑜 𝑒𝑞𝑢𝑖𝑙𝑖𝑏𝑟𝑖𝑜 𝑚𝑒𝑛𝑡𝑎𝑙𝑒» (C.G.Jung – Comunicato stampa in occasione di una visita negli Stati Uniti – 4 ottobre 1936).
Jung però ci fornisce anche, insieme a questa analisi, una importante apertura:
“𝑃𝑒𝑟 𝑜𝑔𝑛𝑖 𝑐𝑎𝑚𝑏𝑖𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑎𝑣𝑣𝑒𝑛𝑢𝑡𝑜 𝑛𝑒𝑙 𝑚𝑜𝑛𝑑𝑜 𝑙𝑎 𝑠𝑡𝑜𝑟𝑖𝑎 𝑒 𝑙𝑎 𝑝𝑠𝑖𝑐𝑜𝑙𝑜𝑔𝑖𝑎 𝑐𝑖 ℎ𝑎𝑛𝑛𝑜 𝑠𝑒𝑚𝑝𝑟𝑒 𝑖𝑛𝑠𝑒𝑔𝑛𝑎𝑡𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑣𝑖 𝑓𝑢 𝑛𝑒𝑐𝑒𝑠𝑠𝑎𝑟𝑖𝑜 𝑑𝑎𝑝𝑝𝑟𝑖𝑚𝑎 𝑢𝑛 𝑡𝑒𝑟𝑟𝑒𝑛𝑜 𝑓𝑒𝑟𝑡𝑖𝑙𝑒, 𝑖𝑛 𝑡𝑒𝑟𝑚𝑖𝑛𝑖 𝑝𝑠𝑖𝑐𝑜𝑙𝑜𝑔𝑖𝑐𝑖 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑛𝑒𝑐𝑒𝑠𝑠𝑎𝑟𝑖𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑝𝑟𝑒𝑚𝑒𝑠𝑠𝑒 𝑝𝑠𝑖𝑐𝑜𝑙𝑜𝑔𝑖𝑐ℎ𝑒, 𝑠𝑖𝑎 𝑐𝑜𝑛𝑠𝑐𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑖𝑛𝑐𝑜𝑛𝑠𝑐𝑒, 𝑎𝑟𝑐ℎ𝑒𝑡𝑖𝑝𝑖𝑐ℎ𝑒”.
E ancora: “𝑆𝑒 𝑙𝑒 𝑐𝑜𝑠𝑒 𝑔𝑟𝑎𝑛𝑑𝑖 𝑣𝑎𝑛𝑛𝑜 𝑚𝑎𝑙𝑒, 𝑒̀ 𝑠𝑜𝑙𝑜 𝑝𝑒𝑟𝑐ℎ𝑒́ 𝑖 𝑠𝑖𝑛𝑔𝑜𝑙𝑖 𝑖𝑛𝑑𝑖𝑣𝑖𝑑𝑢𝑖 𝑣𝑎𝑛𝑛𝑜 𝑚𝑎𝑙𝑒, 𝑝𝑒𝑟𝑐ℎ𝑒́ 𝑖𝑜 𝑠𝑡𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑣𝑎𝑑𝑜 𝑚𝑎𝑙𝑒, 𝑝𝑒𝑟𝑐𝑖𝑜̀, 𝑝𝑒𝑟 𝑒𝑠𝑠𝑒𝑟𝑒 𝑟𝑎𝑔𝑖𝑜𝑛𝑒𝑣𝑜𝑙𝑒, 𝑙’𝑢𝑜𝑚𝑜 𝑑𝑜𝑣𝑟𝑎̀ 𝑐𝑜𝑚𝑖𝑛𝑐𝑖𝑎𝑟𝑒 𝑐𝑜𝑛 𝑙’𝑒𝑠𝑎𝑚𝑖𝑛𝑎𝑟𝑒 𝑠𝑒 𝑠𝑡𝑒𝑠𝑠𝑜, 𝑒 𝑝𝑜𝑖𝑐ℎ𝑒́ 𝑙’𝑎𝑢𝑡𝑜𝑟𝑖𝑡𝑎̀ 𝑛𝑜𝑛 𝑟𝑖𝑒𝑠𝑐𝑒 𝑎 𝑑𝑖𝑟𝑚𝑖 𝑝𝑖𝑢̀ 𝑛𝑢𝑙𝑙𝑎, 𝑖𝑜 ℎ𝑜 𝑏𝑖𝑠𝑜𝑔𝑛𝑜 𝑑𝑖 𝑢𝑛𝑎 𝑐𝑜𝑛𝑜𝑠𝑐𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑖𝑛𝑡𝑖𝑚𝑒 𝑟𝑎𝑑𝑖𝑐𝑖 𝑑𝑒𝑙 𝑚𝑖𝑜 𝑒𝑠𝑠𝑒𝑟𝑒 𝑠𝑜𝑔𝑔𝑒𝑡𝑡𝑖𝑣𝑜.
𝐸̀ 𝑓𝑖𝑛 𝑡𝑟𝑜𝑝𝑝𝑜 𝑐ℎ𝑖𝑎𝑟𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑠𝑒 𝑖𝑙 𝑠𝑖𝑛𝑔𝑜𝑙𝑜 𝑛𝑜𝑛 𝑒̀ 𝑟𝑒𝑎𝑙𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑟𝑖𝑛𝑛𝑜𝑣𝑎𝑡𝑜 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑜 𝑠𝑝𝑖𝑟𝑖𝑡𝑜 𝑛𝑒𝑝𝑝𝑢𝑟𝑒 𝑙𝑎 𝑠𝑜𝑐𝑖𝑒𝑡𝑎̀ 𝑝𝑢𝑜̀ 𝑟𝑖𝑛𝑛𝑜𝑣𝑎𝑟𝑠𝑖 𝑝𝑜𝑖𝑐ℎ𝑒́ 𝑒𝑠𝑠𝑎 𝑐𝑜𝑛𝑠𝑖𝑠𝑡𝑒 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑠𝑜𝑚𝑚𝑎 𝑑𝑒𝑔𝑙𝑖 𝑖𝑛𝑑𝑖𝑣𝑖𝑑𝑢𝑖.» (C.G.Jung – Ricordi, Sogni, Riflessioni – Autobiografia).
Ed ecco allora che mi riallaccio alla speranza che avevo, più sopra, iniziato ad accennare: spero in un lavoro sempre più attento di ognuno di noi su noi stessi.
Vi lascio i miei auguri per questo nuovo anno che inizia riprendendo le famose parole di Einstein che leggerete a seguire e che in molti conoscerete.
Non dimentico che ci sono situazioni gravi, persone che rimangono senza lavoro e che non vivranno sulla filosofia di un pensiero.
Ma se queste parole possono intanto iniziare a solleticare quello di qualcuno che legge e ha l’opportunità o il desiderio di lavorare su di sé e sulla sua (nostra) crisi già un grande passo sarà stato fatto.
𝐂𝐚𝐫𝐢 𝐀𝐮𝐠𝐮𝐫𝐢 𝐚 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐢.
“𝑁𝑜𝑛 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑝𝑟𝑒𝑡𝑒𝑛𝑑𝑒𝑟𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑙𝑒 𝑐𝑜𝑠𝑒 𝑐𝑎𝑚𝑏𝑖𝑛𝑜, 𝑠𝑒 𝑐𝑜𝑛𝑡𝑖𝑛𝑢𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑎 𝑓𝑎𝑟𝑒 𝑙𝑒 𝑠𝑡𝑒𝑠𝑠𝑒 𝑐𝑜𝑠𝑒.
𝐿𝑎 𝑐𝑟𝑖𝑠𝑖 𝑒̀ 𝑙𝑎 𝑝𝑖𝑢̀ 𝑔𝑟𝑎𝑛𝑑𝑒 𝑏𝑒𝑛𝑒𝑑𝑖𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑝𝑒𝑟 𝑙𝑒 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛𝑒 𝑒 𝑙𝑒 𝑛𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖, 𝑝𝑒𝑟𝑐ℎ𝑒́ 𝑙𝑎 𝑐𝑟𝑖𝑠𝑖 𝑝𝑜𝑟𝑡𝑎 𝑝𝑟𝑜𝑔𝑟𝑒𝑠𝑠𝑖.
𝐿𝑎 𝑐𝑟𝑒𝑎𝑡𝑖𝑣𝑖𝑡𝑎̀ 𝑛𝑎𝑠𝑐𝑒 𝑑𝑎𝑙𝑙’𝑎𝑛𝑔𝑜𝑠𝑐𝑖𝑎 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑖𝑙 𝑔𝑖𝑜𝑟𝑛𝑜 𝑛𝑎𝑠𝑐𝑒 𝑑𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑛𝑜𝑡𝑡𝑒 𝑜𝑠𝑐𝑢𝑟𝑎.
𝐸̀ 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑐𝑟𝑖𝑠𝑖 𝑐ℎ𝑒 𝑠𝑜𝑟𝑔𝑒 𝑙’𝑖𝑛𝑣𝑒𝑛𝑡𝑖𝑣𝑎, 𝑙𝑒 𝑠𝑐𝑜𝑝𝑒𝑟𝑡𝑒 𝑒 𝑙𝑒 𝑔𝑟𝑎𝑛𝑑𝑖 𝑠𝑡𝑟𝑎𝑡𝑒𝑔𝑖𝑒.
𝐶ℎ𝑖 𝑠𝑢𝑝𝑒𝑟𝑎 𝑙𝑎 𝑐𝑟𝑖𝑠𝑖 𝑠𝑢𝑝𝑒𝑟𝑎 𝑠𝑒 𝑠𝑡𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑠𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑒𝑠𝑠𝑒𝑟𝑒 “𝑆𝑢𝑝𝑒𝑟𝑎𝑡𝑜”.
𝐶ℎ𝑖 𝑎𝑡𝑡𝑟𝑖𝑏𝑢𝑖𝑠𝑐𝑒 𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑐𝑟𝑖𝑠𝑖 𝑖 𝑠𝑢𝑜𝑖 𝑓𝑎𝑙𝑙𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑖 𝑒 𝑑𝑖𝑓𝑓𝑖𝑐𝑜𝑙𝑡𝑎̀, 𝑣𝑖𝑜𝑙𝑒𝑛𝑡𝑎 𝑖𝑙 𝑠𝑢𝑜 𝑠𝑡𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑡𝑎𝑙𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑒 𝑑𝑎 𝑝𝑖𝑢̀ 𝑣𝑎𝑙𝑜𝑟𝑒 𝑎𝑖 𝑝𝑟𝑜𝑏𝑙𝑒𝑚𝑖 𝑐ℎ𝑒 𝑎𝑙𝑙𝑒 𝑠𝑜𝑙𝑢𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖. 𝐿𝑎 𝑣𝑒𝑟𝑎 𝑐𝑟𝑖𝑠𝑖, 𝑒̀ 𝑙𝑎 𝑐𝑟𝑖𝑠𝑖 𝑑𝑒𝑙𝑙’𝑖𝑛𝑐𝑜𝑚𝑝𝑒𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎.
𝐿’𝑖𝑛𝑐𝑜𝑛𝑣𝑒𝑛𝑖𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛𝑒 𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑁𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑒̀ 𝑙𝑎 𝑝𝑖𝑔𝑟𝑖𝑧𝑖𝑎 𝑛𝑒𝑙 𝑐𝑒𝑟𝑐𝑎𝑟𝑒 𝑠𝑜𝑙𝑢𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑒 𝑣𝑖𝑒 𝑑’𝑢𝑠𝑐𝑖𝑡𝑎.
𝑆𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑙𝑎 𝑐𝑟𝑖𝑠𝑖 𝑛𝑜𝑛 𝑐𝑖 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑠𝑓𝑖𝑑𝑒, 𝑠𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑠𝑓𝑖𝑑𝑒 𝑙𝑎 𝑣𝑖𝑡𝑎 𝑒̀ 𝑢𝑛𝑎 𝑟𝑜𝑢𝑡𝑖𝑛𝑒, 𝑢𝑛𝑎 𝑙𝑒𝑛𝑡𝑎 𝑎𝑔𝑜𝑛𝑖𝑎.
𝑆𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑐𝑟𝑖𝑠𝑖 𝑛𝑜𝑛 𝑐‘𝑒̀ 𝑚𝑒𝑟𝑖𝑡𝑜.
𝐸̀ 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑐𝑟𝑖𝑠𝑖 𝑐ℎ𝑒 𝑒𝑚𝑒𝑟𝑔𝑒 𝑖𝑙 𝑚𝑒𝑔𝑙𝑖𝑜 𝑑𝑖 𝑜𝑔𝑛𝑢𝑛𝑜, 𝑝𝑒𝑟𝑐ℎ𝑒́ 𝑠𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑐𝑟𝑖𝑠𝑖 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑖 𝑖 𝑣𝑒𝑛𝑡𝑖 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑠𝑜𝑙𝑜 𝑙𝑖𝑒𝑣𝑒 𝑏𝑟𝑒𝑧𝑧𝑒.
𝑃𝑎𝑟𝑙𝑎𝑟𝑒 𝑑𝑖 𝑐𝑟𝑖𝑠𝑖 𝑠𝑖𝑔𝑛𝑖𝑓𝑖𝑐𝑎 𝑖𝑛𝑐𝑟𝑒𝑚𝑒𝑛𝑡𝑎𝑟𝑙𝑎 𝑒 𝑡𝑎𝑐𝑒𝑟𝑒 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑐𝑟𝑖𝑠𝑖 𝑒̀ 𝑒𝑠𝑎𝑙𝑡𝑎𝑟𝑒 𝑖𝑙 𝑐𝑜𝑛𝑓𝑜𝑟𝑚𝑖𝑠𝑚𝑜, 𝑖𝑛𝑣𝑒𝑐𝑒, 𝑙𝑎𝑣𝑜𝑟𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑑𝑢𝑟𝑜.
𝐹𝑖𝑛𝑖𝑎𝑚𝑜𝑙𝑎 𝑢𝑛𝑎 𝑣𝑜𝑙𝑡𝑎 𝑝𝑒𝑟 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑒 𝑐𝑜𝑛 𝑙’𝑢𝑛𝑖𝑐𝑎 𝑐𝑟𝑖𝑠𝑖 𝑝𝑒𝑟𝑖𝑐𝑜𝑙𝑜𝑠𝑎, 𝑐ℎ𝑒 𝑒̀ 𝑙𝑎 𝑡𝑟𝑎𝑔𝑒𝑑𝑖𝑎 𝑑𝑖 𝑛𝑜𝑛 𝑣𝑜𝑙𝑒𝑟 𝑙𝑜𝑡𝑡𝑎𝑟𝑒 𝑝𝑒𝑟 𝑠𝑢𝑝𝑒𝑟𝑎𝑟𝑙𝑎”.
Albert Einstein – 1929