Oggi scrivo di maschere anche io ma, controtendenza rispetto
al momento, non di mascherine per proteggerci dal Covid. Non accenderò una riflessione sull’indossarle o meno, sul modello migliore o sulle resistenze psicologiche e i fastidi.
Parliamo di maschere e di protezione però. Perché se la mascherina che fisicamente indossiamo sul volto crea barriera per la libera circolazione di ciò che è fuori verso le nostre vie respiratorie e viceversa le maschere psicologiche ci proteggono da emozioni e stati d’animo difficili da vivere e condividere con il mondo esterno: paura, tristezza, stanchezza ad esempio.
Perché se dalla mascherina chirurgica siamo infastiditi, perché la percepiamo e sentiamo fisicamente, molto spesso non ci accorgiamo delle altre maschere, tante, che indossiamo molto molto spesso e ben al di là della pandemia.
In automatico. Agiamo in base a loro senza nemmeno dover processare il pensiero.
Parlo dei “bene” che ci escono dalla bocca sempre uguali quando qualcuno ci chiede come stiamo.
Parlo dei “non posso non farlo” in risposta alla paura di provare ad essere diversi da come abbiamo sempre mostrato di essere.
Parlo dei “non ti preoccupare che faccio io” quando stiamo praticamente sotto un treno ma non vogliamo darlo a vedere.
Che ne dite, conoscete le vostre maschere?
Di quale, in particolare, avvertite il peso?
E attenzione! Non è vero che le nostre maschere non siamo noi. Siamo noi anche loro perché l’averne indossata una piuttosto che un’altra è comunque prodotto di un movimento psichico che ci appartiene, non le abbiamo acquistate al mercato delle maschere prefabbricate da altri! Prendiamoci la responsabilità dell’essere noi gli artigiani.
Dedicate qualche minuto a pensarle, non giudicatevi e non giudicatele. Sono lì perché avete o avete avuto bisogno di loro, vi hanno protetto. Ma se ne siete consapevoli potete lavorarci sopra, guardarle, ringraziarle per tutte le volte in cui vi hanno difeso e riporle in qualche angolino della vostra psiche con tenerezza. Procedendo poi più in sintonia con ciò che sentite realmente.
Coraggio!